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05/11/17

Appunti dedicati ai familiari di persone con… Disturbi Cognitivi e Comportamentali (DCC)

Una interessante riflessione pubblicata su autorizzazione del Dott. Ferdinando Schiavo .
da: Ferdinando Schiavo. Malati per forza: gli anziani fragili, il medico e gli eventi avversi neurologici da farmaci. Maggioli Editore 2014.



Alcuni consigli da ascoltare, poche regole da rispettare per conoscere i limiti, i paradossi e i compromessi della cura farmacologica dei DCC, poiché senza informazione e formazione, è probabile che non si trovino sempre soluzione farmacologiche adeguate e, soprattutto, non si conoscano le strategie non farmacologiche utili, andando incontro a fallimenti e ulteriore stress.
Poche nozioni iniziali contro i luoghi comuni: i problemi cognitivi non sono solo… le carenze di memoria, mentre quelli comportamentali non sempre rispondono agli psicofarmaci, anzi possono peggiorare con il loro uso. Ambedue le problematiche possono essere fluttuanti.
E’ NECESSARIO, per una migliore collaborazione, che alla prima visita ambulatoriale neurologica sia presente il/la caregiver principale (chi segue e conosce meglio, assiste e si occupa costantemente della persona con DCC) e che torni ai successivi controlli; che questa importante figura sia affidabile e collaborante, che desideri essere informata\o (e che lo sia adeguatamente…), che abbia pazienza in quanto non tutte le informazioni su patologie spesso complesse possono essere fornite nel corso della prima visita di un’ora, utile alla diagnosi: è spesso indispensabile un incontro ulteriore o anche preliminare senza la persona con DCC, per poter raccontare senza ferirla liberamente certi particolari del quadro comportamentale.
E’ consigliabile quindi che il caregiver sia aggiornato sul tema nelle varie associazioni Alzheimer , alle quali può inoltre chiedere di partecipare alle conferenze sul tema. In associazione, in considerazione dello stress che subisce, può trovare il corretto SUPPORTO PSICOLOGICO ed informazioni specifiche, ovvero partecipare alle sedute di gruppo di AUTO-AIUTO per essere aiutato e sostenuto nel complicato rapporto con la persona con DCC.

Premessa: non sempre paziente agitato + psicofarmaco è uguale a paziente calmo e lucido!
Per tentare di fronteggiare adeguatamente i molteplici aspetti legati ai sintomi comportamentali è indispensabile la piena collaborazione del Medico .
Per affrontarli non si può fare a meno dell’approccio “umano” spontaneo, affettuoso, attento, e informato di tutti coloro che sono coinvolti, medico, infermiere, OSS, caregiver familiare o badante, in quanto parecchi sintomi comportamentali NON rispondono ai vari psicofarmaci ma solo alle strategie non farmacologiche.
Un esempio tra i numerosi comportamenti patologici presenti in una persona con DCC: alcune arrivano a non riconoscere la propria abitazione (che è un problema cognitivo!) e reagiscono con comportamenti di agitazione e aggressività finalizzate a volere uscire da “quella” casa per tornare “a casa”, ovvero quasi sempre nel luogo in cui sono nate e hanno trascorso la prima infanzia. Le turbe comportamentali, in questo caso, non possono essere affidate ai farmaci, ai “calmanti”, ma a STRATEGIE che evitino atteggiamenti di disaccordo (ma come!? ci abiti da 40 anni!) che provocano risultati opposti e che consistono semplicemente in atteggiamenti diversi: “hai ragione, usciamo e andiamo a casa tua”, uscendo e distraendola usando liberamente la fantasia (storie inventate: sono turbata perché hanno investito il figlio di un mio amico…; proposte di preparazione di cibi: mi aiuti a sbucciare le patate per farle a forno? Che buone, no? Le bugie sono giustificate!). Tornando insieme nella solita abitazione, questa quasi sempre verrà “accettata”.
Nessuna pillola è in grado di far capire alla persona malata che è quella la casa dove abita, o che bisogna lavarsi, o che è necessario bere!
Schematicamente, se c’è un disturbo comportamentale come agitazione, aggressività, delirio, allucinazioni si procede così:
1. si consulta sempre il medico curante affinché studi le possibili cause fisiche o psicologiche: effetto dei farmaci che vengono assunti, di bevande come alcool o di caffè in eccesso, intolleranza ad una badante o al cambio della stessa, reazione ad una situazione ambientale come un trasferimento o l’ospedalizzazione, incapacità di esprimersi e di comunicare, febbre, disidratazione (per evidenziarla osservare o toccare la lingua!), ritenzione urinaria (globo vescicale: palpazione dell’addome!), fecale (fecaloma!), dolore fisico che non si sa esprimere e localizzare (ascessi dentali e altro ancora!), crisi ipoglicemica ecc. Come si può vedere, non sarebbero tutte condizioni di stretta competenza neurologica, anche se il neurologo ben conosce in quanto è un internista! Motivo per cui, ribadisco, è indispensabile l’intervento in primis del medico curante, di un medico scrupoloso e attento.
2. si tenta sempre con le soluzioni non farmacologiche attraverso un approccio che mira a capire il perché di quel comportamento, approccio che va insegnato, appreso e applicato.
3. solamente se queste falliscono, si prova con una terapia farmacologia.

Per affrontare le fasi acute di aggressività, allucinazioni e psicosi deliranti si possono usare gli Antipsicotici Tradizionali (AT: Haldol e Serenase, Talofen, Largactil, Clopixol, Entumin, Talofen, ecc.) i quali sono prescrivibili dal medico curante, così come alcuni farmaci antidepressivi: il trazodone (Trittico), il citalopram (Elopram ecc.), l’escitalopram (Entact, Cipralex, ecc.), la sertralina (Zoloft). Sono utili per trattare la depressione e a volte sono attivi anche su aggressività, allucinazioni e psicosi. Citalopram ed escitalopram a dosi più alte vanno consigliate con qualche cautela per la possibile induzione di “anomalie cardiache”- Sindrome del QT lungo.
L’opzione antidepressivi può essere tentata in quanto l’uso prolungato degli AT è segnato da importanti effetti avversi: parkinsonismo, acatisia (incapacità di stare fermi, zitti, ansia continua: è una manifestazione non molto conosciuta dalla classe medica), movimenti involontari, alterazioni cardiache come la stessa sindrome del QT lungo, ecc.
Gli Antipsicotici Atipici (AA: Quetiapina-Seroquel, Olanzapina-Zyprexa, Risperidone-Risperdal e Belivon, Clozapina-Leponex ed altri) provocano un minor carico di effetti collaterali tipo parkinsonismo e acatisia, ma possono causare nei soggetti anziani un aumento seppur moderato di complicazioni vascolari cerebrali e cardiache, in realtà comuni agli AT. In seguito a queste segnalazioni si è reso necessario un controllo periodico degli eventuali effetti avversi degli AA.
In contrasto con certe credenze popolari, non sempre gli psicofarmaci, tutti in generale, sono efficaci nel controllo dei DCC. Anzi, in molti casi (e nessuna molecola è esente compresa la Quetiapina-Seroquel, LA PIU’ AMATA DAGLI ITALIANI…) possono provocare effetti paradossi (l’opposto di quello che ci aspetteremmo) o veri e propri peggioramenti non solo a livello comportamentale e cognitivo (riduzione della vigilanza, eccessiva sonnolenza, stato confusionale, ecc. per cui o “stordisce” o non aiuta a riconoscere la propria casa o la propria camera da letto fino a poco prima ben riconosciute, per cui potrà scatenare una reazione comportamentale che ne è la diretta conseguenza, magari “diversa” da quella iniziale), ma anche a livello motorio (rallentamento motorio, cadute, acatisia, ecc.) e generale (svenimenti, stitichezza, ecc.).
Conoscete un farmaco che possa convincere la persona con demenza a riconoscere la propria abitazione, come nell’esempio precedente, oppure a lavarsi se non vuole?
Regola: tutti gli psicofarmaci vanno usati inizialmente, e con pazienza, a basse dosi. Se non c’è alcuna risposta efficace non è detto che si possa ottenerla attraverso l’aumento progressivo delle dosi! Se non si evidenzia un miglioramento del quadro comportamentale (o addirittura si assiste al peggioramento oppure ad eventi avversi) bisognerà tentare con un altro farmaco. Nel caso si resti insoddisfatti o dubbiosi sui risultati ottenuti, compatibilmente con lo stato clinico del paziente, si può intervenire una tantum con un altro psicofarmaco per saggiarne la tollerabilità e l’efficacia: se l’esperimento saltuario mostra vantaggi, questo secondo farmaco potrebbe prendere stabilmente il posto del primo; se no, si ritenterà con un altro ancora, sempre una tantum…

Altre informazioni di cui tener conto nel trattamento farmacologico dei DCC:
- gli I-ChE e la Memantina (i farmaci che si usano per contrastare il declino cognitivo) possono alleviare alcuni aspetti comportamentali;
- in alcuni casi possono essere efficaci alcuni antiepilettici come il Rivotril, il Depakin, il Tegretol, che agirebbero come stabilizzatori del comportamento;
- un’avvertenza nota da decenni ma spesso disattesa: gli ansiolitici a base di Benzodiazepine (BDZ: Valium, EN, Minias, Tavor, Control, Halcion, Songar, Lexotan, Xanax, ecc.) o para-BDZ (Stilnox, Lendormin, ecc.) possono provocare nelle persone anziane, in particolare se affette da DCC, effetti paradossi ancor più evidenti rispettoad altre categorie di psicofarmaci, ovvero agitazione, insonnia, stato confusionale, sonnolenza, cadute e relative conseguenze.
Testo riadattato da: Ferdinando Schiavo. Malati per forza: gli anziani fragili, il medico e gli eventi avversi neurologici da farmaci. Maggioli Editore 2014. 

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